La Corte di Cassazione ha confermato la semilibertà per Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco. La Prima Sezione Penale ha respinto il ricorso della Procura Generale di Milano, che aveva chiesto l’annullamento dell’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza del 9 aprile 2025, con cui era stato concesso a Stasi il regime di semilibertà.

I vizi di legittimità

La Procura aveva lamentato “vizi di legittimità” nella motivazione del provvedimento, contestando in particolare un’intervista rilasciata da Stasi al programma “Le Iene”, andata in onda il 30 marzo 2025, durante un permesso premio per ricongiungimento familiare. Secondo la Procura, l’intervista non rientrava nelle finalità previste per il permesso, ma la Cassazione ha ritenuto il ricorso inammissibile, avallando la decisione dei giudici milanesi.

Il delitto Poggi e il percorso giudiziario

Chiara Poggi, 26 anni, fu trovata morta nella villetta di famiglia a Garlasco, uccisa con un’arma mai identificata. Stasi, allora fidanzato della vittima, divenne il principale sospettato. Dopo due assoluzioni in primo e secondo grado, nel 2015 la Cassazione confermò la condanna a 16 anni per omicidio volontario, senza aggravanti. Nonostante Stasi abbia sempre proclamato la sua innocenza, i giudici della Sorveglianza hanno valutato positivamente il suo comportamento in carcere. Inoltre, hanno notato “empatia e sofferenza” verso la vittima. In pratica, un atteggiamento in linea con l’accettazione della condanna. Dal 28 aprile 2025, Stasi può uscire dal carcere di Bollate durante il giorno, con rientro serale obbligatorio, non solo per lavoro ma anche per altre attività autorizzate.

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L’intervista a “Le Iene” e le polemiche

L’intervista rilasciata a “Le Iene” ha sollevato critiche da parte della Procura, che riteneva necessaria un’autorizzazione specifica, non richiesta da Stasi. Durante il colloquio, Stasi ha ribadito il desiderio di verità per sé e per Chiara Poggi, sottolineando la fiducia nella giustizia nonostante il peso della condanna. La direzione del carcere di Bollate e il Tribunale di Sorveglianza hanno però chiarito che non vi erano state violazioni delle prescrizioni.

Nuove indagini e prospettive future

La vicenda Poggi continua a generare attenzione mediatica. Nuove analisi su reperti, come il DNA su oggetti trovati nella villetta, non hanno prodotto risultati utili a identificare altri sospettati. Intanto, Stasi potrebbe presto richiedere l’affidamento in prova ai servizi sociali, un ulteriore passo verso la libertà.

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