Nicolas Sarkozy, l’ex presidente francese dal passo felino e dalle ambizioni smisurate, si appresta a varcare le soglie di una prigione che profuma di storia e di sconfitta. La Santé, quel mastodonte di pietra nel cuore di Parigi, lo accoglierà con le sue sbarre fredde, simbolo di un declino che nessuno avrebbe scommesso possibile per l’uomo che un tempo dettava legge all’Eliseo.

La condanna

Condannato a tre anni effettivi su una pena complessiva di cinque per cospirazione criminale, Sarkozy è il primo capo di stato francese del dopoguerra a subire un tale destino. Non è solo una cella angusta ad attenderlo, ma il peso di un processo che ha squarciato il velo su presunti patti oscuri, intrecciati con il fantasma di Muammar Gheddafi.

Sarkozy e il patto proibito: fondi libici per la vittoria del 2007

Risale al 2005 l’origine del nodo gordiano che stringe oggi Sarkozy. All’epoca ministro dell’Interno, l’uomo che ambiva all’Eliseo avrebbe stretto un’alleanza sotterranea con il raìs libico, quel Gheddafi tanto carismatico quanto spietato. In cambio di un sostegno francese per riabilitare il regime di Tripoli sul palcoscenico internazionale, la Libia avrebbe versato milioni di euro nelle casse della campagna elettorale sarkozysta del 2007.

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Gli elementi del processo

Soldi neri, valigie gonfie di banconote, intermediari ombrosi: questi gli elementi dipinti dai pm durante il processo iniziato a gennaio. “Un patto faustiano con uno dei dittatori più abominevoli degli ultimi trent’anni”, ha tuonato il procuratore, evocando un baratto che avrebbe gonfiato le spese della corsa presidenziale ben oltre i limiti di legge. Sarkozy vinse quella tornata contro Ségolène Royal, ma il prezzo da pagare emerge solo oggi, in un’aula di tribunale parigina dove le prove – testimonianze di ex collaboratori libici, bonifici sospetti – hanno inchiodato l’accusa di cospirazione.

Sarkozy dietro le sbarre: tra sfida e rimpianti di un leone ferito

La condanna, emessa il 25 settembre, ha scosso la Francia. Assolto da corruzione passiva e finanziamento illecito – per mancanza di prove sull’uso effettivo dei fondi – Sarkozy ha comunque incassato il verdetto con la consueta baldanza. “Dormirò in prigione, ma con la testa alta”, ha dichiarato al Figaro, portando in dote alla Santé “Il conte di Montecristo” di Dumas, parabola di vendetta e riscatto. La prigione, ristrutturata di recente, gli riserva una cella singola da nove metri quadrati, doccia privata e un’ora d’aria isolata: privilegi da vip per un detenuto di 70 anni, protetto da rischi legati alla notorietà. Eppure, tra le mura che hanno ospitato Carlos il Chacal o Maurice Papon, l’ex inquilino dell’Eliseo troverà solo echi di solitudine.

I legali di Sarkozy annunciato appello immediato

I legali hanno annunciato appello immediato, ma la detenzione provvisoria è un macigno: “Una vendetta politica”, tuona Sarkozy, puntando il dito su nemici ereditati dal sostegno francese alla caduta di Gheddafi nel 2011.Sarkozy e la Francia: un’eredità macchiata per sempre?Questa parabola carceraria non è isolata. Già nel 2021, un braccialetto elettronico aveva marchiato Sarkozy per corruzione in un altro scandalo, legato a favori giudiziari. Ora, la Santé sigilla un capitolo amaro per la destra francese, dove alleati come i repubblicani gridano al complotto e l’estrema destra di Le Pen ne approfitta per fomentare sfiducia. Ma oltre la politica, resta l’uomo: padre, nonno, marito di Carla Bruni, che lo ha visto uscire dall’aula con lo sguardo basso. La prigione potrebbe durare poco, grazie a permessi o grazia, ma il danno è fatto.

Conclusioni

Sarkozy, che sognava di essere il motore dell’Europa, finisce intrappolato in un dramma shakespeariano, dove l’ambizione incontra la giustizia. La Francia osserva, divisa tra sdegno e pietà, chiedendosi se questo sia il prezzo della grandezza o solo un epilogo crudele.

Cammino medievale

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