Pomezia, una città situata nel Lazio a pochi chilometri da Roma, è nota non solo per la sua storia industriale e il suo sviluppo urbano, ma anche per essere legata indirettamente a uno dei più celebri scandali della cronaca italiana: il caso Wilma Montesi. Sebbene il corpo della giovane romana sia stato ritrovato sulla vicina spiaggia di Torvaianica, una frazione di Pomezia, l’evento ha avuto un impatto tale da segnare la memoria collettiva dell’intera area e dell’Italia intera.
Si scopre il cadavere
Era l’11 aprile 1953, vigilia di Pasqua, quando un muratore, Fortunato Bettini, scoprì il cadavere di Wilma Montesi, una ragazza di 21 anni, sulla battigia di Torvaianica. Residente a Roma in via Tagliamento, era scomparsa due giorni prima, il 9 aprile, dopo aver declinato un invito al cinema con la madre e la sorella, preferendo una passeggiata solitaria. Il suo corpo, privo di scarpe, gonna, calze e reggicalze, giaceva parzialmente immerso nell’acqua, suscitando da subito interrogativi e sospetti. L’autopsia iniziale parlò di una morte accidentale: un “sincope da pediluvio”, dovuta forse a un malore mentre la giovane bagnava i piedi in mare per alleviare un’irritazione ai talloni. Ma questa spiegazione, frettolosa e poco convincente, non placò l’opinione pubblica né la stampa, che trasformarono il caso in un vero e proprio scandalo nazionale.

Wilma Montesi e vip romani
La vicenda prese una piega sensazionale quando emersero ipotesi di coinvolgimento di figure di spicco della società romana. Si parlò di festini a base di droga e sesso organizzati nella vicina tenuta di Capocotta, non lontano da Torvaianica. Tra i nomi tirati in ballo spiccavano quello di Piero Piccioni, musicista jazz e figlio del potente politico democristiano Attilio Piccioni, e Ugo Montagna, un ambiguo marchese con agganci nel sottobosco politico e affaristico. Secondo alcune testimonianze, come quella di Anna Maria Moneta Caglio, soprannominata “il Cigno Nero”, Wilma sarebbe morta per un malore durante una di queste serate e il suo corpo sarebbe stato abbandonato sulla spiaggia per occultare l’accaduto. Sebbene non fossero mai state trovate prove definitive, lo scandalo travolse la Democrazia Cristiana: Attilio Piccioni fu costretto a dimettersi da ministro degli Esteri nel settembre 1954, e la sua carriera politica ne uscì distrutta.
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La vicenda giudiziaria
Il processo, trasferito a Venezia nel 1957 per evitare ulteriori pressioni mediatiche a Roma, si concluse con l’assoluzione di Piccioni e Montagna, mentre gli accusatori, tra cui il giornalista Silvano Muto e Moneta Caglio, furono condannati per calunnia. Nonostante ciò, la morte di Wilma rimase un mistero irrisolto, alimentando speculazioni e teorie complottiste. Torvaianica, e per estensione Pomezia, divennero involontariamente il palcoscenico di questo dramma, che segnò l’inizio dell’era dei grandi casi mediatici in Italia, mettendo in luce le fragilità di un Paese in bilico tra moralità pubblica e corruzione privata.
Conclusioni
Ancora oggi, a oltre settant’anni di distanza, il caso Montesi resta un simbolo di intrighi irrisolti e di come un evento locale possa scuotere le fondamenta di un’intera nazione. Pomezia, con la sua quieta Torvaianica, porta il peso di questa storia, che continua a essere ricordata come uno dei primi “cold case” italiani, un enigma destinato a non trovare mai una risposta definitiva.