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“Bombardieri Caproni, Le Ali della Vittoria” DEDICATO a GIANNI CAPRONI Un libro di Piero Baroni, Edizioni Settimo Sigillo, Roma |
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le conquiste, i successi, le vittorie e con l’ingegnere i piloti in guerra: nomi che il tempo ha sbiadito, ma che tornano con la loro energia, la determinazione, il coraggio, la fede nell’impegno, lo spirito di amor patrio, quello che oggi viene considerato con disprezzo. Falchi, Salomone, Lisa, Ercole, Laureati, Armani, Locatelli, Gori, Zapelloni, Pagliano e i loro equipaggi... I trimotori Caproni e gli Uomini che li condussero in battaglia. Il libro racconta la loro storia, con riguardo, rispetto, misura. E anche altro: i retroscena, quello che accadeva nelle cosiddette retrovie del potere. Nella ricca documentazione si evidenzia il <Carteggio D’Annunzio/Caproni>, un inedito per quanto l’autore è riuscito a recuperare, anche se purtroppo incompleto a causa della dispersione dell’archivio della Famiglia Caproni a seguito degli eventi bellici e delle peregrinazioni del dopoguerra. Alcune pagine sono dedicare al Museo Gianni Caproni di Trento: “L’Oasi della memoria”. Il libro si segnala, a giudizio di questo Sito, per lo scenario che presenta, per aver riportato in primo piano della rievocazione un periodo storico troppo sovente schematizzato e male interpretato. L’Ingegnere Gianni Caproni, pioniere dell’aviazione, scienziato, capitano d’industria, i suoi aeroplani e il ruolo che essi ebbero in quegli anni decisivi della Storia. Storia drammatica, terribile, ma contrassegnata più di quanto si sappia o si voglia ammettere da episodi di altruismo, di sacrificio consapevole e persino di autentico eroismo, ma Storia vera, con la sua crudezza, con le sue conseguenze, che dovevano essere affrontate e non sempre tenute nella debita considerazione per quanto hanno influito nei decenni che sono seguiti. Il libro offre un’occasione di riflessione, di riesame, di consapevolezza. In uno scorcio storico nel quale l’analisi degli eventi risente tristemente di troppe interpretazioni edulcorate. Il libro di Baroni rifugge da questo <malessere>. Sfogliarlo? Ne vale la pena. (Piero Baroni “Bombardieri Caproni Le Ali della Vittoria”, Edizioni Settimo Sigillo, Europa Libreria Editrice Sas, Via Santamaura, 15 00192 Roma- pagg. 224/CLXXXV, Euro 32). |
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potenziamento della flotta d’alto mare imperiale germanica e l’orgogliosa presenza, nel Pacifico, della flotta giapponese sotto il comando dell’ammiraglio Togo, vincitore sulla squadra da battaglia russa a Tsushima. Dietro la cortina ipocrita della diplomazia andavano ribollendo ambizioni di espansione nei Balcani da parte dell’Impero austro-ungarico, aspirazioni di leader-ship germaniche in Medio Oriente e sino al Golfo Persico, facendo leva sulla debolezza e sul declino dell’Impero Ottomano, mentre la <revanche> dei francesi contro i <boches> tendeva sempre più a trasformarsi in aperta, accanita ostilità. In questo scenario, che vedeva la Serbia opporsi più che altro enfaticamente e con intrighi e complotti agli Asburgo, puntando sulla protezione della Russia zarista dove l’obiettivo dei mari caldi non era affatto impallidito, l’aviazione compiva i primi passi e l’Italia |
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prima volta di lancio di bombe da un aeroplano in guerra. Il libro delle Edizioni Settimo Sigillo, scritto da Piero Baroni, ripercorre le complesse e sovente difficili, ma eccezionali fasi della vicenda vissuta dall’ingegnere Gianni Caproni dal 1909/1910 alla fine della Grande Guerra: i primi progetti, le prime realizzazioni, i biplani, i monoplani, la conquista di primati nazionali e mondiali, le invenzioni, i brevetti, i sacrifici, gli ostacoli, i progetti, le intuizioni, il disinteresse della massime autorità militari e governative, le diffidenze e le ostilità e, infine, il riconoscimento mondiale. I trimotori Caproni dominarono i cieli, furono costruiti ovviamente in Italia e, su licenza, in Francia e negli Stati Uniti. Quattrocento americani si brevettarono piloti di bombardieri Caproni a Foggia tra la fine del 1917 e gli inizi del 1918 e molti di essi combatterono sui trimotori Caproni inquadrati nelle squadriglie italiane. I francesi, oltre a costruire e impiegare in combattimenti velivoli Caproni, chiesero e ottennero che tre squadriglie di trimotori Caproni italiane |
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concessa all’autore dalla Famiglia Caproni, l’elenco dei velivoli d’avanguardia concepiti, progettati e realizzati dall’ingegner Caproni con quindici/ vent’anni d’anticipo rispetto a tutti i concorrenti, italiani e stranieri. Ma, come dicono certi studiosi, “i tempi non erano maturi” e molte delle idee anticipatrici dell’ingegner Caproni non vennero comprese e apprezzate se non ignorate e bruscamente accantonate. L’attenzione era rivolta sommamente all’estero. In Italia, purtroppo, accadde questo. Altrove, invece, in Francia e particolarmente negli Stati Uniti, Egli fece scuola. Un solo esempio: nel 1914 progettò e costruì un velivolo da caccia monoplano dotato di una velocità di 165 chilometri/ora. All’epoca i più veloci caccia tedeschi, francesi e inglesi (tutti biplani) superavano di poco i 150 |
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momenti e imprese memorabili. Nell’impegno bellico, scrivono autori inglesi e americani, “la prima vera missione offensiva di bombardamento strategico toccò all’Italia: nell’agosto 1915 alcuni trimotori Caproni Ca.2 e altri velivoli si lanciarono all’attacco di bersagli in Austria-Ungheria”. Il Caproni Ca.32 “registra anche i primi raid notturni di bombardamento”. Un’epopea aviatoria che si protrasse per decenni: il 22 ottobre 1939, ricordano autori stranieri, “alla guida di un Caproni 161/bis a Montecelio, il tenente colonnello M. Pezzi stabilisce un nuovo record di altitudine di 17.083 metri: è la quota più alta raggiunta da un aereo con motore a pistoni”. |
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IN QUESTO SITO anche: >>Montecolino, le ali di Caproni sul Lago d’Iseo<< |
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